Fonte: governo.it (CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato la manovra 2023 e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025.

Aggiornamento: dopo l’atteso via libera del Senato, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova Legge di Bilancio 2023. Per conoscere le ultime novità in tema di benefici previsti per gli investimenti 4.0, leggi il nostro articolo:

Legge di Bilancio 2023: le novità per gli investimenti 4.0

Un approccio prudente e realista quello che ha guidato il Consiglio dei ministri, secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Giorgetti.

Le misure approvate tengono conto della situazione economica attuale del Paese e dello scenario internazionale e concentrano gran parte delle risorse disponibili su interventi a sostegno delle famiglie e delle imprese per contrastare il caro energia e l’aumento dell’inflazione.

Con un totale di 35 milioni di euro stanziati, ora la Legge di Bilancio è all’esame del Parlamento ma quest’anno, ancora più che negli anni scorsi, il varo della manovra entro il 31 dicembre sarà una corsa contro il tempo. Le Camere sono abituate ai tempi stretti di fine anno, con la Legge di Bilancio che arriva solitamente alla metà di novembre, ma questa volta i termini si sono allungati ulteriormente. Il ritardo è sicuramente legato al voto di fine settembre che ha fatto slittare la consueta tabella di marcia della sessione di Bilancio.

Manovra 2023

Il Piano Nazionale Transizione 4.0

C’è delusione in chi credeva nelle potenzialità del Piano Nazionale Transizione 4.0. Benché sia stato più volte definito come un tassello fondamentale della strategia complessiva del PNRR, il governo sembra aver ignorato la necessità delle imprese di innovare i processi produttivi investendo nelle nuove tecnologie 4.0.

Il Piano Nazionale Transizione 4.0 prevede una serie di incentivi fiscali disegnati allo scopo di promuovere la trasformazione digitale dei processi produttivi e sostenere gli investimenti in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati e in beni immateriali 4.0, per aumentare la produttività, la competitività e la sostenibilità delle imprese.

La misura prevede il finanziamento dei seguenti crediti:

Dal report sullo stato di attuazione degli investimenti di competenza del MISE, i progetti legati alla transizione 4.0 attualmente in essere hanno un valore di circa 3 miliardi di euro, mentre 10 miliardi di risorse sono allocate su nuovi progetti. Nel 2020 quasi 16.000 imprese hanno beneficiato del credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali 4.0 con un credito medio di 60.000 euro e circa 3.500 imprese hanno invece investito in beni immateriali 4.0, maturando un credito d’imposta medio di circa 5.000 euro.

Manovra 2023

Fonte: Stato di attuazione degli investimenti di competenza del MISE

Sulla base delle informazioni riepilogate in tabella, le imprese sembrerebbero maggiormente orientate a investire in beni materiali 4.0 piuttosto che in beni immateriali.

Con l’obiettivo di assicurare un’accelerazione nella dinamica degli investimenti in beni strumentali immateriali di cui all’allegato B annesso alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, il D.L. 50/2022 ha incrementato l’aliquota del credito d’imposta per i beni strumentali immateriali 4.0 dal 20 al 50 per cento del costo, purchè effettuati a decorrere dal 1° gennaio 2022 e fino al 31 dicembre 2022.

L’innalzamento dell’aliquota è stato un forte segnale per le imprese, una spinta a riflettere sui benefici in termini di competitività di un investimento 4.0 e che ci aveva fatto ben sperare in una proficua espansione del paradigma industria 4.0.

Nella bozza della manovra 2023 invece nessun cenno al Piano Nazionale Transizione 4.0.

Per ora è quindi confermato il dimezzamento delle aliquote del credito di imposta per beni materiali 4.0 per l’anno 2023 e un forte abbattimento dell’aliquota per gli investimenti in beni immateriali.

Cosa aspettarsi per il 2023

Per gli investimenti in beni materiali 4.0, a partire da gennaio 2023 le aliquote si dimezzano, scendendo dall’attuale 40% al 20% per investimenti fino a 2,5 milioni, dal 20% al 10% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e dal 10% al 5% per investimenti da 10 a 20 milioni.

Per i software 4.0 si passa dalla superaliquota al 50% introdotta con il decreto aiuti al 20% per il 2023.

L’ultima chance per usufruire di un vantaggio economico consistente per gli investimenti industria 4.0 è ora. Per assicurarsi l’accesso alle maggiori aliquote ancora in vigore, le imprese dovranno confermare l’ordine con il fornitore entro il 31 dicembre 2022 e versare un acconto almeno del 20% del costo di acquisizione.

manovra 2023

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