L’intelligenza artificiale si è affermata come una delle tecnologie a maggior potenziale e, ad oggi, ha raggiunto un livello di maturità tale per cui la sua applicazione è già una realtà in tantissimi e diversificati contesti.

All’entusiasmo sulle potenzialità dell’IA si affiancano una serie di preoccupazioni che smuovono temi tutt’altro che superficiali, dalle possibili conseguenze sulla scomparsa di specifiche figure professionali, alle implicazioni sulla privacy, quest’ultima, generata soprattutto da un alone di mancata trasparenza.

In questo articolo analizziamo i dati sull’evoluzione della tecnologia in Italia e approfondiamo il tema della tutela dei dati personali con un approfondimento sul progetto normativo europeo: l’Artificial Intelligence Act.

Intelligenza artificiale: a che punto siamo in Italia

L’IA è una delle tecnologie portanti della rivoluzione industriale 4.0, e sta trasformando il modo in cui produciamo e distribuiamo beni e servizi. L’IA sta portando una maggiore integrazione tra le macchine e gli esseri umani, creando nuovi modelli di produzione e lavoro.

Ciò è stato reso possibile dalla convergenza (mai avvenuta prima) di tre condizioni fondamentali:

  1. l’abbondanza di dati, che fornisce all’IA il materiale di apprendimento necessario per migliorare le proprie prestazioni;
  2. l’enorme potenza di elaborazione, che consente all’IA di elaborare i dati in modo rapido ed efficiente;
  3. l’accessibilità dei servizi cloud, che rendono la potenza di elaborazione disponibile a costi accessibili.

I primi studi sull’IA risalgono agli anni ’50 del secolo scorso, quando alcuni ricercatori iniziarono a lavorare allo sviluppo di sistemi che fossero in grado di imitare le funzioni cognitive umane.

Negli anni successivi, grazie all’evoluzione delle tecniche, si sono registrati notevoli progressi della tecnologia, fino a parlare per la prima volta di apprendimento automatico e machine learning.

L’entusiasmo per le potenzialità dell’IA è diffuso. L’intelligenza artificiale sta influenzando una sempre più vasta gamma di settori che spaziano dalla sanità alla finanza.

Si prevede che l’IA possa far registrar progressi significativi in diversi campi, come:

  • la ricerca scientifica, in particolare in chimica, biologia e medicina;
  • la produzione industriale, con l’automazione di attività ripetitive e pericolose;
  • i servizi, con l’automazione del servizio clienti;
  • l’istruzione, con l’apprendimento personalizzato e la didattica assistita;
  • la sicurezza, con il monitoraggio di infrastrutture critiche e la prevenzione di reati;
  • la creatività, con la generazione di contenuti artistici e la progettazione di nuovi prodotti.

Non mancano valide applicazioni nel settore industriale, dove l’intelligenza artificiale riesce a conquistare un ruolo da protagonista nel miglioramento dell’efficienza operativa.

L’IA si fa spazio nell’industria sottoforma di robot autonomi utilizzati per le attività operative (soprattutto di natura ripetitiva), e si integra nei sistemi di monitoraggio delle linee di produzione per rilevare guasti e malfunzionamenti.

Le aziende italiane stanno dimostrando un forte impegno verso l’adozione di soluzioni digitali innovative, che spaziano dal cloud alla sicurezza informatica.

La crescita del settore digital ha riguardato tutte le tecnologie emergenti, in special modo blockchain e intelligenza artificiale, quest’ultima accelerata dalla diffusione di strumenti di IA Generativa, come il noto Chat GPT.

Artificial Intelligence Act

Fonte: Il Digitale in Italia 2023, Anitech-Assinform.

Secondo le previsioni di Anitec-Assinform, nei prossimi anni il mercato digitale continuerà a crescere e il suo andamento sarà condizionato dagli investimenti in ICT finanziati attraverso il PNRR.

Nonostante l’evidente accelerazione del mercato, l’adozione di queste tecnologie risulta essere ancora fortemente polarizzato, con investimenti realizzati prevalentemente dalle grandi aziende, e solo in maniera sperimentale da parte delle piccole e medie imprese.

Scattando una fotografia al contesto attuale, tra le principali applicazioni utilizzate, emerge il ricorso a soluzioni di Natural Language Processing (NLP) per l’interpretazione del linguaggio naturale, finalizzato all’elaborazione di contenuti. La tecnologia è, ad oggi, impiegata per l’analisi dei documenti amministrativi e per le attività di help desk aziendale. I chatbot e gli assistenti virtuali sono invece utilizzati in particolar modo a supporto delle attività legate al customer care oppure all’interno dei processi di HR Management, sia per effettuare screening dei candidati nei processi di selezione, che per aspetti riguardanti la gestione del personale.

Ancora limitato, invece, il ricorso a sistemi di Computer Vision applicati al controllo qualità, video-sorveglianza, riconoscimento biometrico o al monitoraggio delle attività lungo le linee di produzione per individuare eventuali situazioni anomale o di pericolo.

Artificial Intelligence Act

Fonte: NetConsulting cube, 2023.

Alla maggiore penetrazione dell’IA in diversi comparti, si accompagnano numerose questioni rispetto alla tutela dei dati personali. In collaborazione con il team di GDPR-OK, condividiamo un serie di importanti riflessioni critiche.

La tutela della privacy: l’Artificial Intelligence Act

Artificial Intelligence Act

Con algoritmi sempre più sofisticati in grado di esaminare enormi quantità di dati, emerge chiaramente la necessità di potenziare le misure di tutela volte a garantire una raccolta, conservazione ed elaborazione delle informazioni trasparente e in piena conformità alle normative poste a tutela dei diritti fondamentali e delle libertà dei cittadini.

Se da una parte sono diversi i vantaggi del ricorso all’intelligenza artificiale, le problematiche sono altrettanto numerose. Nel caso in cui le informazioni per addestrare i sistemi di IA non venissero adeguatamente protette, ad esempio raccogliendo i dati senza consenso o rendendoli accessibili a non autorizzati, potrebbero verificarsi dei gravi casi di violazione dei diritti dei soggetti coinvolti.

L’implementazione sempre più diffusa di sistemi di intelligenza artificiale all’interno di organizzazioni e aziende ha evidenziato il bisogno di adottare una regolamentazione adeguata al fine di salvaguardare la privacy degli individui. Le già esistenti norme sul trattamento dei dati personali (come, ad esempio, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, GDPR) sembrano non affrontare in modo appropriato le nuove sfide specifiche introdotte dall’IA, perché non definirebbero in modo chiaro i limiti sull’utilizzo delle informazioni.

Simultaneamente, assume rilevanza cruciale la promozione di standard etici per la progettazione e l’implementazione dell’IA, al fine di garantire che società ed organizzazioni si conformino a pratiche corrette e responsabili.

La trasparenza costituisce quindi un elemento cardine in questo contesto: gli algoritmi impiegati nell’ambito dell’intelligenza artificiale dovranno essere formulati in maniera comprensibile e suscettibile di spiegazione, permettendo così agli individui di discernere il processo decisionale relativo ad ogni specifica circostanza. Tale approccio non solo concorrerà al rafforzamento della fiducia nei confronti della tecnologia, ma attribuirà altresì agli utenti un maggiore controllo sulle proprie informazioni personali.

Per cercare di affrontare coerentemente ed efficacemente tutte queste nuove sfide, l’UE sta lavorando alla prima normativa (con impatti a livello mondiale) con lo scopo di regolare la materia: l’Artificial Intelligence Act.

Il progetto normativo rappresenta un punto di svolta significativo per la governance delle tecnologie emergenti all’interno dell’Unione. La proposta mira a stabilire un quadro giuridico per promuovere lo sviluppo e l’implementazione di sistemi di IA sicuri ed affidabili, sia nel settore pubblico che in quello privato. La normativa intende adottare un approccio basato sul rischio (risk-based approach), applicando disposizioni più stringenti ai sistemi ad alto impatto.

Tra le caratteristiche più avanzate del futuro regolamento spicca la capacità di istituire uno standard globale per l’uso e la gestione dell’IA. Analogamente al GDPR, l’Artificial Intelligence Act potrebbe diventare quindi un modello per altre giurisdizioni, promuovendo l’adozione dell’approccio europeo alla regolamentazione tecnologica a livello internazionale. Da un punto di vista più ampio, infatti, la collaborazione tra Paesi è e dovrà essere essenziale.

Le sfide legate alla tutela dei dati personali non conoscono confini o standard e protocolli condivisi potrebbero garantire un approccio coeso.

Dunque, l’importanza sempre maggiore dei sistemi di IA apre a prospettive eccezionali, ma impone un impegno globale per assicurare una corretta tutela dei dati personali. L’istituzione di un quadro normativo condiviso, la conformità ad elevati standard etici e l’implementazione di rigorose misure di sicurezza informatica si pongono come elementi essenziali per plasmare un avvenire in cui l’intelligenza artificiale possa coesistere in modo sicuro e nel pieno rispetto della privacy individuale. La sinergia di tali fattori concorrerà a garantire un progresso senza compromettere i diritti fondamentali legati alla gestione dei dati.

Artificial Intelligence Act

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