La Commissione europea ha approvato una serie di misure strategiche per il potenziamento del sistema produttivo italiano, assegnandone l’esecuzione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy: 6,3 miliardi di euro sono destinati alla Transizione 5.0.

Dopo Impresa 4.0, Industria 4.0 e Transizione 4.0, stiamo entrando nella nuova era della Transizione 5.0.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Nei documenti della Commissione, la “Transizione 5.0” è definita come la strategia finalizzata a supportare le aziende che investono in asset digitali, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità dei processi produttivi.

Il Piano di investimenti “Transizione 5.0”, replicando il modello del Piano Nazionale Transizione 4.0, prevede un credito d’imposta da riconoscere nelle dichiarazioni fiscali.

Aggiornamento:  il Piano Transizione 5.0 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, tutti i dettagli del decreto legge qui.

Quali sono gli obiettivi della Transizione 5.0?

  • Sostenere la transizione energetica dei processi produttivi verso un modello di produzione efficiente dal punto di vista energetico e basato sulle energie rinnovabili;
  • aumentare l’efficienza energetica e promuovere l’auto-produzione di energia rinnovabile nelle imprese, con l’obiettivo di ottenere risparmi nei consumi energetici entro il 2026.

Le aziende avranno diritto a un credito d’imposta commisurato alle spese sostenute tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025.

Gli investimenti dovranno essere finalizzati all’acquisizione di:

a) asset digitali (beni strumentali materiali e immateriali 4.0);

b) asset necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili (ad esclusione della biomassa);

c) formazione del personale nelle competenze per la transizione verde.

La formazione sarebbe, infatti, una delle voci su cui investire maggiormente in Italia. Secondo un rapporto dell’indice DESI (Digital Economy and Society Index), stilato ogni anno dall’Unione Europea, nonostante qualche segnale di miglioramento, l’Italia si posiziona ancora in fondo alla classifica del ranking, soprattutto per la voce Capitale umano, che tiene conto di fattori come le competenze digitali e la formazione in ambito ICT.

La novità rispetto al Piano Transizione 4.0, è che il beneficio fiscale riconosciuto, sarà commisurato alla riduzione del consumo finale di energia, che dovrà essere almeno pari al 3%, o al risparmio energetico ottenuto nei processi, pari almeno al 5% rispetto ai consumi precedenti registrati.

L’intensità del beneficio fiscale aumenterà in base ai miglioramenti dell’efficienza energetica, che dovranno essere, però, “certificati”.

Per essere idoneo, il progetto d’investimento realizzato in azienda, dovrà essere certificato da un valutatore indipendente che attesti, ex-ante, che il progetto di innovazione rispetta i criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo totale di energia. Sarà poi necessaria anche una certificazione ex-post per dichiarare l’effettiva realizzazione degli investimenti in conformità alle disposizioni contenute nella prima certificazione prodotta.

Circa 60 milioni di euro saranno investiti per lo sviluppo di una piattaforma IT attraverso cui sarà possibile gestire le certificazioni fornite dalle aziende beneficiarie e analizzare i dati per supportare le operazioni di monitoraggio e controllo del Piano.

Entro il 31 agosto 2026 sarà elaborata una relazione per la valutazione dell’efficacia degli investimenti del PNRR sotto la competenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e delle possibili sinergie con altre fonti di finanziamento dell’UE.

Transizione 5.0

I trend per il 2024

Oltre al Piano Transizione 5.0, per il 2024 si prevede un trend fortemente ascendente nell’adozione delle nuove tecnologie.

La digitalizzazione non è solo inevitabile, ma soprattutto irreversibile. È così che si apre uno degli ultimi articoli degli Osservatori del PoliMi che esplora i trend della digitalizzazione per il 2024. Vediamoli insieme.

Open Innovation

L’open innovation, o “innovazione aperta”, è un approccio strategico alle dinamiche dell’innovazione aziendale. A differenza del tradizionale modello chiuso, in cui le organizzazioni sviluppano internamente le idee e le tecnologie, l’open innovation coinvolge attivamente fonti esterne di idee, talenti e risorse per stimolare e accelerare il processo innovativo.

In un contesto di open innovation, le aziende collaborano con partner esterni come fornitori, clienti, istituti di ricerca, start-up e altre organizzazioni, coinvolgendoli nel processo di sviluppo di nuovi prodotti, servizi o processi. Questa collaborazione può avvenire attraverso partnership, acquisizioni, joint venture, competizioni, hackathon e altre forme di interazione.

L’obiettivo è sfruttare al massimo le conoscenze e le competenze disponibili nell’intero ecosistema, accelerando i tempi di sviluppo e riducendo i rischi associati all’innovazione. Questo approccio è particolarmente rilevante in un contesto in cui le frontiere tra settori e discipline sono sempre più sfumate, e l’accesso a idee e risorse provenienti dall’esterno può portare a soluzioni più creative e competitive.

Big Data e Intelligenza Artificiale

Sono sempre più numerose le aziende che integrano l’analisi dei dati nei processi aziendali. I dati sono stati definiti “il nuovo petrolio”, una chiave competitiva sia per le grandi aziende che per le PMI.

I dati sono fondamentali per alimentare ed addestrare i modelli di Intelligenza Artificiale, consentendo loro di apprendere dai pattern identificati e di migliorare le loro prestazioni nel tempo. La qualità, la completezza e la diversità dei dati svolgono un ruolo critico nel plasmare l’efficacia e l’accuratezza degli algoritmi, influenzando direttamente le capacità di previsione, classificazione o ottimizzazione dei modelli di AI.

Ne abbiamo parlato in un precedente articolo “L’IA Generativa nell’industria 4.0: una rivoluzione produttiva“.

Cloud Computing

La tecnologia del Cloud Computing ha un ruolo da protagonista nel piano di digitalizzazione nazionale.

Il mercato italiano del Cloud vale 5,51 miliardi di euro e registra un tasso di crescita pari al +19%. Secondo Osservatori.net, la crescita del settore è trainata dai servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono i 1,5 miliardi di euro (+29% sul 2022), arrivando a parimerito con la quota rappresentata dai servizi Software (SaaS), storicamente più diffusi. Nelle grandi imprese, già oltre la metà delle applicazioni aziendali oggi risiede nel Cloud.

Puoi trovare un approfondimento sul Cloud Computing qui.

Con un impegno finanziario significativo e incentivi fiscali mirati, il governo italiano mira a trasformare il panorama industriale, spingendo le imprese verso la sostenibilità energetica e l’efficienza produttiva.

Parallelamente, i trend per il 2024 delineano un futuro in cui l’open innovation, l’analisi dei dati e l’utilizzo crescente del Cloud Computing saranno protagonisti, plasmando un contesto in cui la collaborazione esterna e la tecnologia avanzata diventano pilastri fondamentali per il successo aziendale.

La sfida ora è per le imprese italiane, chiamate ad abbracciare l’innovazione e la sostenibilità per contribuire alla crescita economica del Paese in questa nuova era della Transizione 5.0.

 

Transizione 5.0

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